Cultura

Fouad Allam: «L’identità religiosa non è un’inerzia»

Una volta ha detto: «Nel sangue sono un arabo, nell’anima sono un europeo e nel cuore sono un italiano». Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano...

di Redazione

Una volta ha detto: «Nel sangue sono un arabo, nell?anima sono un europeo e nel cuore sono un italiano». Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano a Trieste e Urbino, editorialista di Repubblica e parlamentare della Margherita, è algerino di nascita e cittadino italiano da più di 15 anni.

Vita: Uno dei temi più dibattuti dai giovani ?di seconda generazione? è quello dell?identità…
Fouad Allam: Tra gli immigrati nei Paesi europei, e quindi anche in Italia, c?è la volontà di mantenere ferme l?appartenenza e la solidarietà di gruppo. In Inghilterra però degli studi hanno mostrato come sia in atto una ?privatizzazione? della sfera religiosa. Un fenomeno inedito nei Paesi islamici, dove l?identità religiosa è piuttosto passiva: lì è tutto il contesto esterno che fa sì che l?individuo sia musulmano. Fuori, invece, chi decide di essere musulmano deve avere la voglia di farlo, deve trovare nella sua volontà individuale la motivazione per pregare, per fare il ramadan. A maggior ragione hanno bisogno di elaborare la propria identità i ragazzi cresciuti in un Paese diverso da quello d?origine dei genitori.

Vita: Come giudica l?informazione sull?Islam in Italia?
Fouad Allam: Anche se alcuni giornali hanno cercato di uscire da questa visione allarmistica, che considera solo l?Islam politico, il clima generale non è esente da condizionamenti ideologici.

Vita: E l?informazione che arriva agli immigrati musulmani?
Fouad Allam: La voce più ascoltata è quella delle moschee perché sono luogo di aggregazione, e non esiste altro. Su questo dovremmo fare molto di più: penso alle università, alle biblioteche comunali, ma anche a tutto ciò che nello spazio urbano può favorire un confronto fra posizioni diverse.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.